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Arte e artigianato

Sulla strada che da Catanzaro sale verso la Sila, a circa 26 km, è splendidamente situata la cittadina di Taverna. Qui, tra i primi boschi silani, nasce Mattia Preti, uno dei più interessanti interpreti della pittura italiana del Seicento, e qui si conservano ben 18 delle sue magnifiche tele.

Ai tempi del Preti Taverna è un importante centro di vita monastica. E, proprio la religione domina nel profondo la sua anima fino a far nascere quei drammi che in seguito l’artista manifesterà in pieno nei suoi quadri. Preti nasce nel febbraio del 1613 e, da giovanissimo, è subito affascinato da quei colori luminosi e vivi, da quei cieli a volte azzurrissimi altre volte scuri e tempestosi e da quei volti femminili forse non belli ma certamente forti e veri. Non ha neanche vent’anni quando si reca a Roma presso il fratello Gregorio, già avviato alla pittura. Nella città dei Papi, dove confluivano le più interessanti correnti artistiche d’Europa, il pittore calabrese vive per trent’anni e acquisisce quell’esperienza che ne farà uno dei più significativi artisti del XVII secolo. Dopo aver soggiornato a Venezia e in Emilia si reca a Napoli. Qui lavorerà alcuni anni raggiungendo una sintesi personalissima delle influenze precedenti che lo avevano portato a conoscere direttamente la grande pittura del Cinquecento, da Tiziano a Veronese, da Guercino a Lanfranco, a Battistello. Intorno al 1660, infatti, produce autentici capolavori tra cui le tele per il soffitto di San Pietro a Maiella, a Napoli, giudicate “tra le cose più belle che la pittura italiana del Seicento abbia prodotto”. Nel 1659 Preti va a Malta a decorare la Chiesa di San Giovanni della capitale, divenendo pittore ufficiale di quell’Ordine dei Cavalieri che riuniva tutta la nobiltà europea. Nell’isola rimane per 40 anni, fino al 1699, anno della sua morte. Qui dipinge un numero straordinario di tele spedite ai committenti di tutta Europa o lasciate nelle chiese di Malta. Ma il pittore non dimenticherà mai la sua Taverna e manderà per nave molti quadri a decorare le chiese del paese.

Preti lascia, tra tele ed affreschi, 500 opere certe, tutte intrise di una vitalità forte ed eroica dove i colori amplificano gesti e sentimenti dei protagonisti, santi e guerrieri, dall’aspetto severo e tragico. A un certo punto della vita le sue passioni sono domate da un avvicinamento sempre più forte a Dio e dall’amore per la gente umile (“Per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla”). A tre secoli esatti dalla sua morte le opere del Cavalier Calabrese sono sostanzialmente integre e visitabili in parte nelle chiese di Taverna.

Fra le splendide tele di Mattia e Gregorio Preti conservate a Taverna si segnalano lo stupendo San Giovanni Battista con autoritratto (M.P. Chiesa di San Domenico), il Cristo Fulminante (M.P. San Domenico) in atto di scagliare fulmini sulla terra, il vigoroso nudo del San Sebastiano (M.P. San Domenico), la Madonna della Purità (San Domenico), realizzata da entrambi i fratelli, la bella Madonna della Provvidenza (G.P. San Domenico), il Battesimo di Cristo (M.P. Santa Barbara), vero capolavoro di composizione artistica in cui tutto lo spazio è riempito da due sole figure; inoltre, il San Martino Vescovo e Santi (G.P. San Martino) e il Ritratto di un Monaco Domenicano (G.P. Museo Civico). L’arte di Mattia e Gregorio Preti rappresenta l’ormai avvenuta apertura della cultura calabrese all’Italia e all’Europa.

Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882-1916) è, invece, il maggior artista del futurismo. La prospettiva obliqua e la visione dall’alto sono elementi comuni a molte sue opere. I temi dominanti riguardano il lavoro come strumento di trasformazione della città e della natura (Officine a Porta Romana, 1908; Autoritratto, 1908; Il mattino, 1909) e soprattutto la non isolabilità dell’oggetto rappresentato dallo spazio circostante. La città che sale (1910) è una visione che va oltre la cornice in un movimento vorticoso e irrefrenabile. D’altra parte questa è una tipica tesi futurista: la vita è un flusso continuo, per cui non esiste possibilità di mettere a fuoco un oggetto, isolandolo dal resto, poiché allo stesso tempo noi percepiamo, con la coda dell’occhio o a livello intuitivo, tutto il frenetico ambiente di cui esso fa parte. In Visioni simultanee (1911) oggetti, cose e persone si mescolano in modo tumultuoso.

Sono da ricordare, inoltre, le più recenti ricerche artistiche. L’espressionismo suggerisce un nome significativo: Angelo Savelli. Da circa 40 anni il tema dominante della sua produzione artistica è il bianco. Nel ’54 si reca in America dove conosce i maestri della scuola di New York fra cui Robert Motherwell, Barnet Newman, Willelm de Kooning, Franz Kline e altri grandi dell’arte americana, fondamentali per la sua evoluzione artistica. Savelli, originario di Pizzo, è soprattutto autore di installazioni. Nella installazione Glory of a broken Wing (1991, Vibo Valentia) ha usato dei veli di tulle bianco (“… dei veli che ognuno può infrangere per entrare dentro”).

Dal bianco assoluto di Savelli si passa, con Salvatore Scarpitta, a cose e oggetti inestetici ma a cui l’artista fa riacquistare dignità. Le sue tele hanno la pelle squarciata, ridotta in brandelli: una pelle che ha bisogno di essere curata e medicata. Le fasciature incrociate delle tele, come quelle dei volanti delle automobili (Outrider, 1970) o delle biciclette, sono i testimoni delle tante altre ferite dell’uomo. Le splendide macchine da corsa create da Scarpitta riconquistano la propria utilità perché si spostano dallo spazio espositivo alla pista: lui stesso “usa” le macchine che costruisce.

Mentre i cubisti incollavano la carta Mimmo Rotella, nei primi anni Cinquanta, inventa un nuovo linguaggio -il décollage- scollando manifesti pubblicitari dai muri delle città. Dalla rielaborazione in studio nascono immagini nuove (Il club delle donne, 1997).

A Tropea vive e lavora Albino Lorenzo, sulle cui tele è impressa quella Calabria sofferente di fatica ma sempre dignitosa e custode di antichi valori. I contadini dipinti da Lorenzo hanno le vesti sformate e consunte e i passi resi pesanti da un dolore antico da cui, a volte, anche la natura appare tormentata (Meditazione, 1985; Ritorno dal pascolo, 1987): sono i personaggi della cultura contadina della sua giovinezza, una cultura che sta per dissolversi e di cui l’artista vuole trattenere l’immagine, sublimandola in opera d’arte. D’altra parte questo è il mondo amato da Lorenzo (“… il successo prima o poi passa, e quel poco che ti resta sul serio è il tuo mondo, se hai la fortuna di avere un tuo mondo”). I colori usati da Lorenzo sono il bianco-luce, il rosso bruciato, il verde scuro, il color terra, l’azzurro attenuato dal grigio. Lorenzo esalta la luce a macchia nel contrasto con l’ombra (Contadine, 1987; Lavandaie 1989); gli impasti di colore sono densi: la sua pittura è dunque corposa, di quella corposità che ricorda la pittura del Seicento. E tutto ciò è in sintonia con Tropea, con i suoi edifici scrostati e assolati e i suoi vicoli ricchi di portali e di stemmi: il tutto di età indefinibile, come i soggetti dei quadri di Lorenzo.

Le stesse sensazioni e lo stesso amore infinito per la sua regione, terra di fatiche e di magia, si sentono nei quadri di Mimmo Morogallo: l’artista di Gioia Tauro parla della Calabria dei contadini, dei pescatori, dei villaggi pieni di malinconia. La pittura di Enotrio Pugliese, che racconta, anche questa, la Calabria degli uomini, è una conferma che la cultura italiana nasce dal Sud e dal Sud si propaga in tutta la sua poesia.

In questa regione, un insolito esempio di pittura è rappresentato dai murales di Diamante: qui, sui muri del centro storico, diversi artisti hanno dipinto opere interessanti.

Ma la Calabria non è solo pittura, è anche architettura. Si pensi alla Cattolica di Stilo, splendido esempio di arte bizantina, alla Cattedrale di Gerace - risalente all’anno Mille, al Castello di Cosenza - di origine araba, all’area archeologica di Sibari, a quella di Locri, alla chiesa bizantina di San Marco Evangelista di Rossano, alla colonna del Tempio di Hera Lacinia, a Capo Colonna, a 11 km da Crotone.

E, a proposito di scultura, risalgono al V secolo a.C. i due meravigliosi bronzi alti 2 metri, scoperti nell’agosto del 1972 a Riace, straordinaria realizzazione dei canoni artistici ed estetici della Grecia classica. Il lavoro di pulitura dalla ghiaia, ormai cementificata, e dalle incrostazioni marine che da secoli ricoprivano le due figure virili ne ha mostrato l’assoluta perfezione e armonia delle parti: i due guerrieri sono esposti al Museo Nazionale di Reggio Calabria.

La cultura antica rivive in Calabria anche nelle magnifiche realizzazioni dell’artigianato locale. San Giovanni in Fiore è famosa per i tappeti all’armena annodati a mano. Longobucco per i tessuti di seta, di ginestra, di lino. A Tiriolo si producono i “vancali”: scialli di lana e seta lavorati come un tempo, su telai a mano; le “pezzane”: colorati tappeti, sempre al telaio; merletti e delicati pizzi al tombolo. Tipici vancali e damaschi di seta si producono ancora a Cortale (Cz). Bisignano è invece il paese dei liutai. Dai boschi delle Serre proviene il legno con cui i celebri “seggiari” di Soriano Calabro (Rc) creano comodissime sedie impagliate, dagli schienali stupendamente intagliati. A Soriano è anche notevole la produzione di oggetti in vimini. Seminara è nota per la produzione di ceramiche: “bumbule” (recipienti per l’acqua), “babbaluti” (caratteristiche bottiglie antropomorfe) e spaventose maschere apotropaiche capaci, a quanto si dice, di allontanare il malocchio. La buccia del bergamotto viene lavorata sotto forma di originali tabacchiere a Varapodio: qui, piazza S. Nicola mostra un’elegante fontana, realizzata in tre blocchi di marmo, che riproduce un antico originale: l’Asso di Coppe. A Serra San Bruno si lavora il ferro grazie ad artigiani di grande valore. Rilevante è anche l’oreficeria, specie nel Cosentino e nel Crotonese.

L’artigianato calabrese evoca un mondo antico, quello ellenico e bizantino, ed esprime nell’originalità dei disegni, dei colori e nella naturalezza dei materiali lo splendore di un’arte difficilmente imitabile.

 

Appuntamenti

Fiera di San Giuseppe, a Cosenza, dal 16 al 19 marzo: si possono acquistare prodotti artigianali.

Fiera Florense, a San Giovanni in Fiore (Cs), l’ultima settimana di agosto: si espongono prodotti dell’artigianato locale fra cui gli originali tappeti annodati.

Premio di pittura “Antonio Gallo”, a Spezzano Piccolo (Cs), tra agosto e settembre.

Incontriamoci in via Mercato, a Cassano Ionio (Cs), la seconda domenica di settembre: è una bella fiera artigiana dove si espongono stupendi oggetti di produzione locale.

Fiera di San Antonio Abate, a Belvedere Marittimo (Cs), il 17 gennaio: un’occasione per conoscere le splendide produzioni artistiche del luogo, realizzate in ceramica.

Esposizione di ceramiche artigianali, a Belvedere Marittimo (Cs), in luglio e agosto: la sera, dopo le 20, sul lungomare; anche manifestazioni in cui la ceramica belvederese viene lavorata al momento.

Fiera Tradizionale, a San Donato di Ninea (Cs), il 6 gennaio: prodotti artigianali, oltre a quelli gastronomici, dolci e giocattoli per festeggiare l’Epifania.

Fiera di S. Antonio, a San Giovanni in Fiore (Cs), dal 10 al 13 giugno. Si vendono tessuti, prodotti artigianali in oro, legno e ferro.

Fiera di San Lorenzo, a Catanzaro, i primi di agosto: si espongono anche oggetti dell’artigianato locale.

Fiera di San Vito, a Catanzaro Marina, in giugno: si trovano oggetti fatti a mano e prodotti tipici.

Fiera di San Giuseppe, a Chiaravalle Centrale (Cz), il 18 e 19 marzo. Tra gli oggetti esposti: ceramiche della zona e oggetti in legno decorati a intaglio.

Fiera-Mercato, a Decollatura (Cz), il 20 e 21 settembre: anche prodotti dell’artigianato.

Fiera di San Martino, a Decollatura (Cz), il 10 e 11 novembre.

Krotoniadi, a Crotone, da maggio a settembre: è il Festival della Magna Grecia, con appuntamenti artistici, culturali e sportivi.

Fiera-Mercato, a Crotone, durante la terza settimana di maggio. La fiera, che introduce i festeggiamenti della Madonna di Capo Colonna, offre tappeti, oggetti in legno, ceramiche e artigianato orafo.

Mostra “Presepe di Calabria”, a Isola Capo Rizzuto (Kr), dal 22 dicembre al 6 gennaio: è una esposizione di circa 30 presepi, con pastori realizzati esclusivamente a mano. La manifestazione, che si propone di rivalutare e incoraggiare l’arte presepiale in Calabria, si svolge nell’affascinante castello aragonese di Le Castella ed è introdotta da un interessante dibattito alla presenza di numerosi esperti in discipline religiose, antropologiche, storiche e letterarie provenienti da diverse Università italiane.

Premio Regionale “Presepe di Calabria”, a Isola Capo Rizzuto (Kr), in dicembre. E’ un concorso aperto a tutti gli artigiani e cultori del presepe in Calabria diviso in tre sezioni, con tre premi: migliore presepe con scenografia e pastori, migliore realizzazione di pastori, migliore scenotecnica. I lavori dovranno essere realizzati utilizzando solo materiali naturali!

Mostra-mercato dell’Artigianato, a Castelsilano (Kr), il 17 agosto.

Premio Nazionale “Il Nuovo Fata Morgana”, a Reggio Calabria, in marzo. E’ un premio di poesia, narrativa, saggistica, pittura, scultura, grafica e fotografia; concorrono anche lavori in ceramica, vetro, tessuto e metalli. La manifestazione prevede anche Premi Speciali. Al Premio è legata una serie di convegni con relative mostre pittoriche e fotografiche.

Premio “Kiwanis”, a Villa San Giovanni (Rc), in ottobre. E’ un premio di pittura.

Cinque giornate del Paese Vecchio, a Melito Porto Salvo (Rc), i primi di agosto: gastronomia, folklore e mostra di murales.

 

Da visitare

Museo delle Carrozze, a Siano di Catanzaro in local. Monte Musofalo. Tel 0961469546. Aperto lun-ven 8.30-12, 16-18, previa telefonata; sab e dom su richiesta. Il museo conserva 25 carrozze d’epoca, tra cui quella utilizzata nel film Via col vento.

Centro d’Arte “Angelo Savelli”, a Lamezia Terme (Cz) in via Crocefisso 26. Tel 096826276. Aperto mar-dom 18-20.

Museo Civico, a Taverna (Cz) nel Palazzo San Domenico.
Tel 0961921058. Aperto mar-dom 9.30-12.30.

Chiesa di San Domenico, a Taverna (Cz) in piazza del Popolo. Aperto mar-dom 9-12.30, 15.30-18-30.

Museo Archeologico Statale “Vito Capialbi”, a Vibo Valentia in via Garibaldi presso il Castello. Tel 096343350. Aperto tutti i gg
9-19.30.

Museo della Civiltà Contadina e Artigiana della Calabria, a Monterosso Calabro (Vv) in via G. Marconi 82/84. Tel 0963326053. Aperto tutti i gg escl. lun pom: estate 10-12, 17-19; inverno 10-12.

Museo Statale, a Mileto (Vv) in via Episcopio. Tel 0963337015. Aperto mar-dom 9-13, 15-19.

Museo Civico Archeologico, a Cosenza in piazza XV Marzo.
Tel 0984813324. Aperto lun-ven 9-13 (lun e gio anche 15.30-18.30).

Antiquarium della Grotta del Romito e Parco Archeologico, a Papasidero (Cs) in contrada Nuppolara. Tel 098183078. Aperto tutti i gg 9-13, 15.30-un’ora prima del tramonto. Lungo la valle del fiume Lao c’è un’ampia caverna al cui ingresso si trova uno splendido graffito raffigurante un bue, realizzato 15000 anni fa: una delle più antiche manifestazioni dell’arte preistorica in Italia.

Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, a Sibari, fraz. di Cassano Ionio (Cs) in local. Casabianca. Tel 098179391. Aperto tutti i gg 9-19.30 escl. primo e terzo lun del mese. Biglietto intero
€ 2, 18-25 anni riduzione del 50%, 0-18 gratuito, oltre i 65 anni gratuito.

Area Archeologica, a Sibari, fraz. di Cassano Ionio (Cs) in local. Parco del Cavallo. Tel 098179166. Aperto tutti i gg 9-un’ora prima del tramonto escl. terzo lun del mese.

Museo Diocesano d’Arte Sacra, a Rossano (Cs) in piazza Duomo 25. Tel 0983525263. Aperto inverno: mar-sab 9.30-12.30, 16-19; dom e fest. 10-12, 16.30-18.30; estate: lun-dom 9-13, 16.30-20.30. Biglietto intero € 3,10, gruppi superiori a 10 persone € 2,58, scolaresche € 1,55.

Abbazia Florense, a San Giovanni in Fiore (Cs) in via Monastero. Aperto lun-dom 9.30-12.30, 14.30-18.

Museo Demologico, a San Giovanni in Fiore (Cs) presso l’Abbazia Florense. Tel 0984970059. Aperto estate: lun-sab 8.30-18.30; dom 9.30-12.30, 15.30-18.30; inverno: lun-sab 8.30-18.30; dom su richiesta. Biglietto intero € 1,03, ridotto € 0,52.

Rocca di Scanderbeg, a Civita (Cs) in località Sotto Fontana.
Tel 098173012. Aperto lun-ven 9-13; altri orari su richiesta. Nella stupenda cornice di un castello è collocata un’interessante pinacoteca.

Museo della Ginestra “Eugenio Celestino”, a Longobucco (Cs) in via Monaci 14. Tel 098371048. Aperto lun-dom 10-12, 16-18. Il museo documenta l’intero ciclo di lavorazione della ginestra fino ai filati. Si espongono tessuti, copriletti, tappeti.

Museo Archeologico Nazionale, a Crotone in via Risorgimento 14. Tel 096223082. Aperto tutti i gg 9-19.30 escl. primo e terzo lun del mese. Biglietto € 2.

Museo Nazionale, a Reggio Calabria in piazza De Nava 26.
Tel 0965812255/0965812256. Aperto lun-sab 9-19.30 escl. primo e terzo lun del mese.

Museo dell’Artigianato Tessile, della Seta, del Costume e della Moda Calabrese, a Reggio Calabria in via Re Ruggero 9.
Tel 0965336155. Aperto lun-sab 9-13, 15-20.

Museo dello Strumento Musicale, a Reggio Calabria in via Pineta Zerbi. Tel 0965893233. Aperto lun-sab 9-11.30, ven e sab anche 16.30-18.30, dom 10-12. Anche visite su richiesta. Il museo ospita fra le altre cose anche un laboratorio di liuteria per la costruzione e la riparazione dei liuti.

La Cattolica, a Stilo (Rc) in via Cattolica. Tel 0964776006. Aperto lun-dom 8-20.

Cattedrale, a Gerace (Rc) in piazza Duomo. Tel 0964356323. Aperto mar-dom 9.30-13, 15-18.

Parco Museo Laboratorio “Santa Barbara”, a Mammola (Rc) in località Santa Barbara. Tel 0964414220. Aperto nov-mar: lun-dom 9-13; apr-ott: lun-dom 10-18; 15 lug-15 set: 10-21. Biglietto € 3. E’ un’interessante progetto che riguarda l’arte contemporanea realizzato da Nik Spatari, nel cuore della Locride, intorno ai resti di un antico complesso monastico. Il museo comprende parco archeologico, giardini mediterranei, opere di architettura, scultura e arte visiva.

Antiquarium, a Locri (Rc), in contrada Marasà. Tel 0964390023. Aperto lun-dom 9-19 escl. primo e terzo lun del mese.

Museo Laografico, a Bova Marina (Rc) in piazza Municipio.
Tel 0965760818. Aperto lun-sab 9-12, 15-18; eccezionalmente anche visite su richiesta. Si espongono i tradizionali oggetti di lavoro della comunità locale, fra cui gli utensili usati nell’attività artigianale della tessitura.

Casa della Cultura “Leonida Repaci”, a Palmi (Rc) in via F. Battaglia. Tel 0966262250. Aperto lun-ven 8.30-13.30, lun e gio anche 15-18. Il museo comprende diverse sezioni: la Gipsoteca, il Museo di Etnografia e Folklore, il Museo, intitolato ai musicisti di Palmi, Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce, la Pinacoteca e l’Antiquarium.

 

Curiosità

Nel 1605 Cesare Preti, padre di Gregorio e Mattia, si vede negato lo status di nobile perché la sua ricchezza è insufficiente per accedere a questo rango. In seguito il figlio Mattia si servirà del suo prestigio di artista per entrare a far parte, nel 1641, del Nobile Ordine di San Giovanni e acquisterà, così, una cappella privata nella Chiesa di San Domenico, a Taverna, e finanche la doterà, con i cento ducati ricevuti come compenso per il Patrocinio di Santa Barbara.

Si tratta della prima cappella a sinistra, con la tela monumentale del San Giovanni Battista: un testo pittorico fondamentale, anche riguardo all’iconografia, per comprendere l’arte di Mattia Preti; è una cappella che quest’ultimo sapeva bene di non vedere mai. Ma questo era un modo per riscattarsi da quella delusione del passato: l’orgoglio per se stesso e per la sua città è visibile in quello sguardo ardito e fiero e in quell’aspetto rubicondo del suo autoritratto, ai piedi del Battista.

 

Informazioni

John T. Spike è un noto storico dell’arte italiana, dal XV al XVIII secolo. Nato a New York, ha conseguito il Ph D presso la Harvard University con la tesi di dottorato su Mattia Preti. Consulente al Museo di Mdina e componente del comitato scientifico presso il Museo Civico di Taverna, nutre un sincero affetto per la cittadina calabrese e per tutta la regione che ha dato i natali al Cavalier Calabrese. Ha scritto un libro sull’opera pretiana di Taverna e ultimamente, in occasione del terzo centenario della morte di Mattia Preti, ha realizzato per conto del Museo Civico di Taverna un vasto lavoro di studio e catalogazione generale delle circa 500 opere note, prodotte nell’arco di tempo compreso tra il 1630 e il 1699, trascorso per la maggior parte nelle città di Napoli, Roma e nell’isola di Malta, e dislocate in edifici ecclesiastici, pubblici e privati di tutto il mondo.

Pertanto, per chi volesse studiare in modo approfondito e scientifico le opere pretiane lo storico di riferimento è il prof. Spike.

 

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